A tre anni dall'annuncio, apre finalmente in Italia il progetto di edicola digitale nato da un accordo tra i principali editori italiani consorziati per creare una vetrina digitale delle loro principali testate.

A tre anni dall'annuncio, apre finalmente in Italia il progetto di edicola digitale nato da un accordo tra i principali editori italiani consorziati per creare una vetrina digitale delle loro principali testate. "Edicola italiana" raccoglie infatti più di 60 riviste (quotidiani locali e nazionali, periodici, riviste di settore) che si sono unite assieme per offrire i propri contenuti in versioni fruibili sia da smartphone che da tablet (via browser). Italiano non soltanto nei contenuti ma anche nel nome edicolaitaliana.it

I giornali che hanno unito i loro sforzi sono Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Gazzetta dello Sport, Il Gazzettino, Sport Week solo per citarne alcuni.

I punti di forza di questo progetto, che differenziano l'offerta rispetto a quelle concorrenti, sono:

  • l'account multiprofilo che permette la creazione di sottoprofili per la personalizzazione dei contenuti di tutta la famiglia
  • la ricerca full-text all'interno della piattaforma (non molto precisa).

L'offerta è sicuramente molto interessante e il prezzo del tutto ragionevole (abbonamento mensile a 15 € al mese) e sapranno far leva per la diffusione della piattaforma. 
Si sarebbe potuto, però, fare uno sforzo in più, soprattutto a fronte di un progetto che ha avuto una gestazione durata tre anni.

La sensazione che si ha, accedendo alla piattaforma, è quella di vedere convertito digitalmente ciò che è stato pensato, disegnato e creato per il media tradizionale (versione cartacea). 
Gli utenti preferiscono leggere le notizie dai siti web degli editori perché i contenuti sono multimediali e interattivi. Video, commenti, articoli suggeriti e molto altro ancora offrono un'esperienza dinamica, leggera, pur mantenendo il contenuto editoriale al centro. Invece una conversione digitale di un media tradizionale, senza un buon effort in tale trasposizione, ne limita completamente l'adozione. Hanno forse omesso di considerare l'approccio "mobile first", l'imperativa che oggi sta guidando le riviste internazionali che vogliono sopravvivere all'era digitale. Lo stesso approccio che ha trovato impreparati i media tradizionali.

Il digitale ha permesso di trasformare il lettore in un attore attivo. Se prima andavamo al bar per leggere gli articoli e commentarli con i nostri amici (si, stiamo ormai parlando di un'era fa), adesso lo continuiamo a fare ma in una modalità più solitaria, davanti ad un PC o seduti comodamente in treno con in mano un tablet. Il nostro desiderio di essere parte attiva di un confronto non è mai stato messo in discussione, a cambiare è solo il mezzo con cui raggiungiamo l'obiettivo. 
Ed ecco che i commenti diventano un feedback immediato per l'editore, gratuito, spontaneo, che dovrebbe aiutare l'editore stesso a curare meglio la mole di contenuti per la rivista, al fine di arricchire l'offerta. Il feedback in qualunque forma aiuta a capire meglio i gusti dei propri utenti, cosa li appassiona e cosa li allontana, fino ad arrivare ad un'esperienza di lettura del tutto personalizzata basata sul trend di interazione. 
Ed è in questo ciò che la rivoluzione digitale, che potremmo considerare iniziata con l'avvento dell'iPad, non ha saputo cogliere: non ha offerto agli editori gli strumenti abilitati che ormai il web ha consolidato e reso accessibile.


Questa strategia ha già dato risultati concreti. La rivista americana Prevention,  dedicata alla salute e al benessere, e Women's Health hanno visto schizzare le vendite con l'utilizzo di tale strategia. Questo è uno dei casi in cui, una soluzione Big Data, è lo strumento che un editore, o un consorzio di editori, può usare per offrire una strategia di business vincente.
I dati in gioco sono molteplici. Non parliamo solo di dati strutturati e destrutturati uniti assieme per produrre insight prima non accessibili, ma soprattutto di dati veloci che invecchiano precocemente, poiché è nella natura della notizia stessa invecchiare. Sono il volume, la velocità e la varietà (le famose tre V) a dimostrazione che è proprio il sistema Big Data a dar voce a questa nuova strategia.